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09 August 2011

Postmodernità alla frutta




Una nuova filosofia realista sembra aleggiare
da qualche tempo tra Italia e Germania


TORNA IL PENSIERO FORTE ?

In appendice "L'irruzione della realtà"
(dal fondo di Barbara Spinelli su la Repubblica del 10 Agosto 2011)
 




Il filosofo italiano Maurizio Ferraris, dell'università di Torino (in alto), con i colleghi Markus Gabriel e Petar Bojanic, rispettivamente di Bonn e di belgrado (in basso), sta organizzando per la prossima primavera a Bonn un convegno internazionale intitolato "New Realism", dedicato all'esigenza di riportare il mondo esterno al centro dei fatti, col conseguente abbandono della postmodernità, avvertita ormai come una filosofia incapace di indirizzare le scelte più urgenti e necessarie del mondo d'oggi: un ritorno in auge, pertanto, del "Pensiero Forte".






Parteciperanno al convegno noti filosofi internazionali, tra cui spiccano i nomi di Umberto Eco, John Searle e Paul Boghossian. Il tema è di grande interesse. Il Convegno intende restituire alla nozione di "realismo"  lo spazio che si merita oggi, sia in filosofia, che in politica e nella stessa società, nella vita quotidiana, quello spazio che il mondo postmoderno le aveva tolto considerandola conservatrice, se non addirittura una vera e propria ingenuità filosofica.














Umberto Eco (a sinistra), filosofo e romanziere italiano, che parteciperà ai lavori del Convegno di Bonn, autore tra l'altro del famoso saggio "Kant e l'ornitorinco" (1997), il quale è stato uno dei maggiori assertori della necessità di fare i conti con lo "zoccolo duro" del reale, lungo un percorso che egli aveva già intrapreso sin dagli anni novanta con il saggio "I limiti dell'interpretazione".

John Searle (in alto, al centro), filosofo statunitense che parteciperà a sua volta ai lavori del Convegno, è stato tra i primi a lanciare, nel 1995,  una critica all'idea che tutto sia costituito da una sovrastruttura sociale, e che perfino il mondo naturale a questa sia soggetta, così da togliere spessore al principio di realtà. Tale critica era già presente nel suo famoso saggio " La costruzione della realtà sociale", nel quale la realtà pareva dipendere da fattori ad essa esterni, presenti invece nell'interprazione che ne dava la società.

Paul Boghossian (a destra), direttore del new York Institute of Philosophy e ricercatore di filosofia della mente ed epistemologia del linguaggio, ha sviluppato interessi e studi assai approfonditi anche nel campo dell'estetica con particolare riferimento ad una filosofia della musica, è autore di "Paura di conoscere", saggio nel quale egli sviluppa una critica al relativismo ed al costruttivismo della conoscenza.


Il pensiero debole aveva descritto la realtà come inaccessibile in quanto tale poichè mediata da pensieri e sensi. Con il famoso slogan "l'immaginazione al potere" si giustificava il desiderio inconscio di lasciare che tutto restasse come già era nei fatti, non affrontando la realtà per tutto ciò che essa rappresentava, sia in positivo che in negativo, lasciandoci in posizione sostanzialmente rinunciataria rispetto ai problemi che la realtà imponeva. Oggi, prima tra tutte la politica, ma anche la costruzione populista del consenso mediatico, hanno contribuito a sgretolare il castello delle certezze postmoderne.
Ciò che tempo fa i filosofi proponevano come "via per l'emancipazione", ovvero il principio nietzschiano del "non ci sono fatti ma soltanto interpretazioni" è divenuta occasione per fare sempre e solo ciò che si voleva o più conveniva. La stessa concezione d'una estetica vista non già come una filosofia dell'illusione, quanto d'una filosofia della percezione la dice lunga circa la disponibilità nella quale ci si voleva mettere rispetto a quanto accadeva nel mondo esterno, rispetto ad una realtà che si voleva poter guardare con gli occhi di chi vede, al di fuori da schemi concettuali, secondo formule soggettive. La stessa nozione di "verità", così intimamente connessa alla nozione di "realtà", veniva ritenuta  dalla postmodernità assai meno importante della solidarietà. Sostiene Ferraris , in un articolo da lui pubblicato su "la Repubblica" (8 agosto 2011)  l'esempio di chi va dal medico che non si accontenta d'avere risposte interpretative, creative e solidali circa il suo stato di salute, ma pretende risposte veritiere. Ecco perchè le parole-chiave del "New Realism" devono essere: ontologia, critica e illuminismo.





Già trent'anni fa il filosofo tedesco Habermas vedeva nel postmodernismo una pericolosa ondata anti-illuminista. E con lui anche tanti di noi, già alla nascita di quella ventata di radicali cambiamenti della visione critica della realtà che aveva avuto origine negli anni settanta, dubitavamo della sua consistenza di pensiero, e soprattutto della sua capacità di creare impianti teorici di ragionamento che fossero convincenti quanto da tempo erano state le basi teorico-filosofiche che erano nati con l'illuminismo.



L'errore dei postmoderni stava nel confondere ontologia con epistemologia, ovvero tra ciò che c'è e ciò che sappiamo su ciò che c'è. Insomma, prosegue Ferraris, che l'acqua bagni e che il fuoco scotti è indipendente dal fatto che noi lo si sappia, e tanto più ancora dai linguaggi e dalle categorie. Per distinguere il sogno dalla realtà esiste pertanto un carattere saliente del reale, il quale può essere una limitazione, ma al contempo un sicuro punto di appoggio.
Mentre i postmoderni vedono l'irrealismo come modalità emancipante, c'è chi vede invece la necessità  d'indagare per accertare, ovvero conoscere come stanno realmente le cose, ricorrendo alla critica. Il realismo e subito critico, mentra l'irrealtà pone problemi di interpretazione. Devi pur sapere se stai davvero trasfonrmando il mondo, oppure soltanto immaginare di trasformarlo!
Per quanto concerne l'illuminismo fu Habermas, per primo trent'anni fa, a capire che nel postmodernismo vi era implicita una vera ondata anti-illuminista. E con lui molti di noi ne avevano capito la vera sostanza, fatta di irrealtà, di sogno, d'incertezza di giudizio, di sostanziale debolezza critica di fronte ai veri problemi da affrontare per stare dentro alla realtà delle cose.


L'illuminismo richiede fiducia nell'umanità, nel sapere, nel progresso. Già Kant in esso vedeva l'uscita dell'uomo dalla sua infanzia. Poichè mai un Dio potrà portare salvezza all'umanità, ad essa l'uomo potrà giungere solo con la verità, col sapere, con la conoscenza della verità. Seguire invece, al loro posto, il miracolo, il mistero, l'autorità significa abdicare ai compiti dell'azione realmente salvifica, come hanno fatto tutti i postmodernismi filosofici, e con loro i populismi politici,  le dittature di vecchia e di nuova matrice.




In apertura e in chiusura i ritratti di Kant e di Hegel, nel cui filone di pensiero si innestano tutte le teorie filosofiche che pongono l'uomo di fronte al mondo esterno ed ai fatti della realtà. Ricorre oggi la tendenza a riconsiderare tale filone come essenziale all'esperienza umana, più che mai resasi evanescente nel pensiero e nell'azione con l'avvento delle teorie del pensiero debole propugnate dalla posmodernità



Proponiamo di mantenerci in contatto con tali concetti, e di seguire nella prossima primavera il Convegno di Bonn, che ne svilupperà, credo in modo anche del tutto nuovo, le questioni più dell'attualità che della storia.
Crediamo che i concetti di creatività e trasparenza, da noi evocati nel definire i campi d'attività sottesi al nostro Blog, legati alla necessità che hanno ancora gli umani di conoscere attraverso il viaggio, l'avventura, il peregrinare nel mondo sia pure nelle modalità organizzate del mondo attuale, stiano entrambi, nonostante tutto, ancora ben collocati nell'ambito del pensiero forte, d'un realismo prima di tutto concreto prima che suggestivo, d'una azione fatta di progetto prima ancora che di sogno, d'accertamento prima ancora d'evasione, per la costruzione di sè nella consapevole conoscenza della propria natura.


Lesa, 11 agosto 2011
Enrico Mercatali


P.S.:

"L'irruzione della realtà"
Articolo di Barbara Spinelli su "la repubblica del 10 agosto 2011

Forse non casualmente, il giorno successivo a quello nel quale apprendevamo la notizia del Convegno di Bonn intitolato al "New Realism", un fondo di Barbara Spinelli su "la Repubblica", intitolato "L'irruzione nella realtà", affronta la medesima tematica, ma, anzichè a sfondo filosofico, questa volta a sfondo politico. Del discorso filosofico che aveva solo un giorno prima attratto la nostra attenzione, ricaviamo immediatamente una interpretazione assai vicina alle vicende dei nostri giorni, così rafforzando l'impressione, che avevamo avuto nel leggere l'articolo di Maurizio Ferraris, d'essere di fronte ad una svolta epocale, la cui entità veniva sottolineata proprio dall'essere divenuta necessaria perfino una nuova dimensione filosofica che la sapesse spiegare.

Sostiene la Spinelli, commentando con il suo consueto acume critico la particolare incapacità del Governo italiano, rispetto a quella dimostrata dagli altri paesi, ad affrontare la crisi dei mercati internazionali, che la situazione è totalmente sfuggita di mano a chi, pur avendo le redini del Paese, non ha più la capacità d'affrontare la realtà dei problemi, proprio perchè fino a questo momento non ha fatto che favoleggiare a danno d'una lettura più realistica: un Governo spiazzato ("commissariato") dalle Autorità monetarie superiori (BCE) che si rifiuta di sentirsi esautorato da queste sul terreno d'un realismo a lui non avvezzo, vedendosi depredato dalla visione onirica della quale aveva abituato il Paese a fronte d'una "verita" inaccettabile proprio perchè troppo molesta soprattutto in quanto ineludibile coi soliti strumenti finora adottati del populismo mediatico.
Mai nulla di più chiaro, nella realtà giornalistica, per spiegare ciò che anche la filosofia sta apprestandosi a decretare con le sue strutture logiche.

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