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27 June 2013

Colosso di Arona, Rocca borromaica e l'ultimo dei Sacri Monti: un unico progetto per rilanciare l'economia turistica del Verbano



Stampa a colori del primo ottocento con veduta dei luoghi borromaici di Arona con l'evidenza delle poche cappelle costruite dell'incompiuto Sacro Monte, con la statua colossale del Santo Carlone, sulla destra, e con la Rocca a sinistra, che precede in lontananza la città di Arona.

Tesori aronesi da rilanciare
il Colosso 
(che ispirò la newyorchese Statua della Libertà)
la Rocca Borromaica e l'ultimo Sacro Monte
 
Tre elementi da unificare 
entro un progetto di crescita culturale, economica e turistica 
del Basso Verbano



Il volto del Colosso di San Carlo Borromeo, visto dall'interno. La testa della statua è raggiungibile con una scala interna, a chiocciola ed alla marinara, per poter vedere all'esterno attraverso gli unici quattro fori, costituiti dalle pupille e dalle narici. E' evidente nella foto la struttura in ferro che sostiene le lastre di rame. La statua è stata realizzata su disegno di Danile Crespi detto il Cerano (Romagnano Sesia, 1573 – Milano, 1632), grande pittore della tradizione secentesca milanese prescelto dall'Arcivescovo di Milano per raccontare le storie del Nuovo testamento e della sua stessa vita


In carenza asfissiante di fondi, è tempo di pensiero e di progetti. Ad una proposta recente dell'Associazione Amici della Rocca, che contiene abbondanza documentale ed un programma di collaborazione con la biblioteca Ambrosiana di Milano, viene dato il necessario risalto dalla stampa locale in un momento nel quale tutto sembra utile per progettare buon futuro, e per farlo in tempi necessariamente tecnici.

...
Continua (Artricolo completo in archivio)




Dei tesori aronesi, che poi sono tesori dell'intero patrimonio culturale italiano e mondiale, già se ne era occupato più di vent'anni fa l'architetto milanese Guido Canella, architetto dalle vaste vedute e interessi, frequentatore assiduo di queste sponde forse più milanesi che piemontesi, della cui opera e delle cui attinenti proposte parlammo già ampiamente in Taccuini Internazionali:





Dell'architetto Canella, docente presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, del quale siamo anche stati allievi e assistenti, e della sua "utopia costruita", avevamo anche proposto un nostro articolo su Taccuini:



Col suo noto taglio sociologico di grande democratico respiro, col quale voleva e sapeva affrontare il progetto d'una utopia costruibile, interpretando  e dando adeguato risalto agli aspetti più nobili della cultura come bisogno collettivo ed espressione d'una pratica di sintesi delle sue capacità di coagulo di interessi convergenti, già allora egli ne propugnava una rinascita, per l'affetto che portava per queste sponde del Lago Maggiore e per le sue vestigia lontane nel tempo, che fecero potenti e temute queste terre quando furono parte di processi storici epocali. Ebbe ragione perfino, in tal compito, il  suggerimento assiduo dell'amico Giovanni Testori, scrittore, storico e uomo di vasti orizzonti. Per farne una pubblicazione che ne portasse  i risultati davanti ad alla ribalta internazionale (come fu col numero 9 di Zodiac, del Marzo/Agosto 1993), vennero chiamati allora vent'anni fa i più grandi nomi dell'architettura mondiale d'allora a disegnar borromaiche cappelle e siti di preghiera, ma che fossero assieme testimonianze d'una lettura storica rinnovata dei Sacri Monti, nella prospettiva d'una rinascita di tutta quanta l'area aronese della statua colossale disegnata da Daniele Crespi, dei templi che segnavano i luoghi più cari all'allora Archvescovo di Milano, divenuto santo, potente riformatore dell'intera area alpina che fosse capace di fare da baluardo post-tridentino alla crescente concorrenza luterana d'oltralpe, e della Rocca che, con quella sull'altra sponda d'Angera, doveva diventare la porta commerciale più influente ai commerci fluviali della Grande capitale del Nord (qualcosa che ancora oggi possiamo riconoscere di simile alle strategie politiche del quel secolo XVII che univa le vicende di questo lago al capoluogo lombardo). Di quegli ambiziosi programmi e dei relativi progetti non si fece nulla, e tutto rimase sulla carta.



Disegno eseguito da Guido Canella nel 1992 relativo a suoi appunti per un progetto di sistemazione del sacro Monte di San Carlo ad Arona, con il Santo in primo piano, la IX Cappella "Vigilanza e cura nella peste di Milano", progettata da lui stesso con dovizia di particolari architettonici e decorativi, ivi compresa una sistemazione iconografica sul tema della peste, alla maniera pittorico-scultorea in uso presso i sacri monti dell'epoca. Destò un certo scalpore il fatto che Guido Canella invitò a collaborare al progetto alcuni tra i nomi più in vista del milieu architettonico di allora, da Philip Johnson ad Aldo Rossi, da Ignazio Gardella a Carlo Aymonino,  tra gli altri.


Come colossale era stata concepita la riproduzione della figura del Santo Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, per attrarre folle di fedeli al suo cospetto, ma anche al suo interno, fino alla testa, onde poter consentire a ciascuno di vedere, coi suoi propri occhi, le sue terre e le sue genti, e il suo Monte, così grandiosa anche era stata, secoli dopo, la visione di Guido Canella, allo scorcio del secolo scorso, coadiuvato da Philip Johnson ed Aldo Rossi, da Ignazio Gardella, Carlo Aymonino,  Luciano Semerani, tra gli altri (dalla creme, possiamo dire, della cultura italiana ed internazionale di qujello scorcio di secolo XX, quando volle immaginare un grande, utopico rilancio di tutto il suo contesto. Ma non è dei dettagli di quel progetto che a noi qui preme ricorrere, oggi, bensì dello spirito che lo animò, il quale ora molto servirebbe per spronare nuova voglia di fare, nuova spinta costruttiva, se pur utopicamente improntata a grandi disegni ed a più vasti proposizioni d'intenti.




Basterebbe pensare quanta parte potrebbe avere l'Autorità religiosa, se solo venisse interpellata, oggi, che ancora una volta, come è accaduto in questi giorni, si parla di ridare una spinta a questo sito per vederlo valorizzato e più frequentato, in un siffatto desiderio di ridare lustro all'ultimo dei Sacri Monti, finalizzandone i progetti ed i programmi ad una forte crescita del turismo. Nulla infatti   escluderebbe che potrebbe trattarsi d'un turismo religioso, qualora se ne generassero i presupposti: tutto stà nel perfettamente definirne gli obbiettivi, la cui natura verrebbe improntata ad un a generica sovrapposizione di finalità, che ogni soggetto implicato nell'intervento saprebbe al proprio meglio prospettare.

La posizione geografica del sito, collocata sul cardine lacustre della futura idrovia (Locarno-Arona-Milano-Venezia) già prefigurerebbe l'essenza d'una sorta di porta introduttiva all'esperienza  storica aronese, nel passaggio tra le due rocche al di qua e al di là del lago (Rocca d'Angera e Rocca di Arona), del contesto sacro dei suoi Monti, che furono mete di pellegrinaggi e che sono divenuti anche primario assetto d'una specifica arte manierista sviluppatasi nell'alto milanese tra la fine del '600 e del '700 (tutti collocati in quest'area tra Varese e Varallo Sesia), in cui al grande museo all'aperto che tutti li raduna entro uno spazio percorribile in mezz'ora, un grande attendibile museo tutto ancora da pensare non solo valorizzerebbe l'esistente, compreso lo stesso Colosso, oggi in stato di semi  abbandono, ma gioverebbe quale perno storico-geografico, nonchè, sociologico-religioso, che, dalle vicende storico-artistiche e culturali del periodo borromaico e di tutti i loro lasciti, si associerebbe a quello delle culture materiali che questo territorio hanno caratterizzato.





In questo anello che fortemente unisce i tesori di Arona al suo territorio e principalmente a Milano, che storicamente ha reso questa sponda del Piemonte lacustre più che mai milanese, oggi vedrebbe la sua più attiva rinascita in una economia del turismo che già in periodo di crisi fa intravedere la sua crescita, che trarrebbe il suo massimo beneficio e ragione proprio dal riutilizzo delle vie  d'acqua. Queste ultime sono ormai diventate oggetto di interesse non solo da parte del pubblico, ma anche degli amministratori locali e regionali, tanto che le basi per una loro definizione progettuale è già stata avviata. Il nostro magazine è stato e sarà sempre attento nel segnalare i passi in avanti che in tal senso si fanno e si faranno. C'è da sperare che tutto questo virtuoso assetto di quanto muove il positivo futuro di questi territori  abbia a mostrarsi con maggiore evidenza nei prossimi anni, così  che possano farsi coincidere i momenti d'una effettiva ripresa economica del nostro Paese con i contributi che la rinascita turistica dell'alto occidentale milanese potrà avere acquisito da esso.


Enrico Mercatali
Arona, 26 giugno 2013

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